07 febbraio 2019 – Vetro per le costruzioni e DNA per studiare la biodiversità

Sarà Chiara Bedon ad inaugurare il 2019 del Caffè delle Scienze di Trieste, che ritorna con i suoi appuntamenti al Caffè Tommaseo, parlandoci di un elemento fondamentale per le moderne costruzioni, ma dalle origini antiche: il vetro. Versatile ed ecologico, dalle alte prestazioni energetiche, solo da alcuni anni viene impiegato nelle costruzioni, in combinazione o sostituzione di materiali strutturali tradizionali di uso consolidato quali l’acciaio, il legno, la muratura e il cemento armato. La trasparenza del vetro è il punto di forza di facciate strutturali, ponti e architetture spesso anche complesse. Tuttavia, sono ancora molte le sfide aperte.

Alberto Pallavicini ci parlerà poi delle tecniche innovative utilizzate per studiare la biodiversità di una località, un’operazione molto dispendiosa sia in termini di tempo che da un punto di vista economico. Può inoltre non essere semplice campionare tutte le specie presenti e da monitorare. Da alcuni anni è stato osservato che il DNA permane nell’ambiente sotto forma di frammenti brevi, ma di dimensioni comunque utili per studiare, attraverso metodiche molecolari, la biodiversità di un dato luogo, oltre che monitorare specie di interesse e evidenziarne in modo celere l’arrivo di nuove. Il cosiddetto Dna ambientale (eDNA, environmental DNA in inglese) è costituito dalle tracce lasciate in acqua da qualunque organismo vi sia passato, pesce o insetto che sia, compresi animali come castori o nutrie. Il metodo di analisi di queste tracce è stato descritto per la prima volta nel 2008 da ricercatori del Centro di Ecologia Alpina Francese. I dati possono fornire ad esempio una dettagliata panoramica dei movimenti stagionali dei pesci condotti però con metodi più intrusivi, come la raccolta di campioni con reti a strascico. Questo nuovo metodo non ha invece alcun impatto sull’ambiente – oltre a essere molto economico.

I relatori

Chiara Bedon è Ricercatrice presso il Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Trieste, dove nel 2012 ha conseguito il dottorato di ricerca in Ingegneria Civile (indirizzo Strutture). La sua attività di ricerca è dedicata all’analisi di nuovi materiali e sistemi strutturali, con particolare attenzione per soluzioni innovative e azioni di progetto eccezionali per le costruzioni (sisma, fuoco, urto, ecc.). Autrice di oltre 180 pubblicazioni scientifiche, partecipa a vari progetti di ricerca internazionali, specialmente in ambito di vetro strutturale.

Alberto Pallavicini è professore associato di Genetica presso l’Università di Trieste dal 2006; ha più di 25 anni di esperienza nel campo della ricerca e della gestione in ambiente accademico, con particolare attenzione alla biologia molecolare, alla genetica delle popolazioni, alla trascrittomica e all’analisi bioinformatica, alla genomica comparativa e funzionale. Il professor Pallavicini ha pubblicato più di 110 articoli su riviste scientifiche internazionali ed è anche autore di un brevetto. È referee per numerose riviste internazionali e per richieste di sussidi di agenzie nazionali e internazionali. È membro della Italian Genetics Society, della Società Italiana di Sviluppo e Immunologia Comparata e della Società Italiana di Ricerca Applicata dei Molluschi.

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