Si apre il 2018 anche per il Caffè delle Scienze di Gorizia. Il primo incontro si terrà alle ore 18 di venerdì 19 gennaio, presso il Caffè Vittoria, e vedrà come di consueto alternarsi due esperti, che ci parleranno delle loro ricerche:
I laghi alpini: laboratori naturali a cielo aperto
I laghi alpini, appartenenti alla catena delle Alpi e situati oltre il limite della vegetazione arborea, sono considerati degli ottimi indicatori dei cambiamenti globali tanto da essere considerati delle vere e proprie “sentinelle” degli effetti indotti dalle attività antropiche. Molti di essi, pur essendo lontani dalle principali fonti di inquinamento, sono soggetti alla deposizione di inquinanti presenti nelle precipitazioni. Tali inquinanti, vista le peculiarità stesse di questi ambienti “remoti” per lo più di origine glaciale, tendono ad accumularsi nelle acque e conseguentemente, negli organismi che li popolano. Esistono poi problematiche di tipo ambientale, legate soprattutto all’immissione di specie aliene tra cui il salmerino di fonte (Salvelinus fontinalis), specie originaria del Nord America introdotta in molti laghi alpini per scopi alieutici, che ha stravolto gli equilibri naturali di questi ecosistemi provocando l’estinzione locale di alcune specie autoctone. Ne sono un esempio la rana rossa montana (Rana temporaria) o l’ululone (Bombina variegata), specie protette inserite all’interno della Direttiva Habitat, che non riescono più a riprodursi in questi ambienti dal momento che i suoi girini sono divorati dal vorace salmerino. Per questi motivi i laghi alpini costituiscono siti ideali per lo studio delle variazioni indotte dall’uomo sulla qualità delle acque e sulla biodiversità.
Un gruppo di ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste ha intrapreso un progetto di ricerca che ha come obiettivo quello di studiare le caratteristiche fisico-morfologiche, chimiche ed ecologiche di questi delicati ecosistemi al fine di tutelarli dagli effetti negativi delle attività dell’uomo. Il Lago della Balma (Alpi Cozie, Comune di Coazze -TO) e il Lago Dimon (Alpi Carniche, Comune di Ligosullo – UD) saranno utilizzati, come veri e propri laboratori a cielo aperto, per la valutazione geomorfologica tramite l’utilizzo di droni, la caratterizzazione chimico-fisica delle acque, lo studio della struttura e della dinamica dei popolamenti ittici e la ricerca di eventuali inquinanti ambientali, quali i metalli pesanti, nella flora e nella fauna che popola queste acque.
Paolo Pastorino, MSc
S.S. Laboratorio Specialistico Ittiopatologia, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta
La lontra – un importante ritorno nel Friuli Venezia Giulia
La lontra europea é un mammifero carnivoro strettamente legato agli ambienti acquatici di acqua dolce o salata/salmastra. Questo specie ha subito un declino generale in Europa fra gli anni ’60 e ’70: in Italia alla fine degli anni ’80 erano rimaste solo due popolazioni vitali nel centro-sud della penisola. Di recente, la lontra é ricomparsa in Friuli Venezia Giulia con una piccola popolazione localizzata nei corsi d’acqua dell’area di Tarvisio.
L’analisi della dieta di questa popolazione effettuata dal Dipartimento di Biologia dell’ dall’Università degli Studi di Trieste in collaborazione con Therion Research Group, ha rivelato che la specie in quest’area si nutre prevalentemente di pesci, seguiti per importanza da anfibi e gamberi d’acqua dolce. Questi risultati sono in linea con ciò che é emerso in altri studi effettuati in diversi paesi europei, dove la specie é a tutt’oggi più comune. I dati raccolti dimostrano che i pesci predati dalla lontra nel tarvisiano ricadono per la maggior parte in un range dimensionale non d’interesse per le attività di pesca sportiva, suggerendo quindi l’assenza di potenziali contrasti fra la presenza di questa specie e le attività antropiche legate agli ecosistemi di acqua dolce.
Francesca Iordan – PhD
Therion Research Group