Il racconto dell’antenato

R. Dawkins, IL racconto dell’antenato, Mondadori, 2006

 

La recensione de L’Indice

Il cavaliere, il monaco, il marinaio, con i loro racconti animano un grande affresco storico e morale, il viaggio meraviglioso di trenta pellegrini a Canterbury, nel capolavoro di Geoffrey Chaucer, come l’ergasto, l’armadillo, la salamandra, la spugna illustrano le tappe dell’evoluzione della vita sulla terra, nell’opera enciclopedica di Richard Dawkins. Questo stesso artificio retorico-letterario ci dice già molte cose sul suo autore, Richard Dawkins. Professore di Public Understanding of Science a Oxford, influente teorico dell’evoluzione, etologo, polemista, ateo dichiarato (cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Richard_Dawkins), è uno degli scienziati che più echi ha evocato nella cultura contemporanea. Molti ricordano l’espressione, potente e ricca di fraintendimenti, “il gene egoista”, che ha dato il titolo alla sua opera più fortunata, e di cui ricorre nel 2006 il trentennio dalla pubblicazione. Il ricordo di questa fausta data è stato solennizzato da libri e convegni, coinvolgendo personaggi di grande fama, come il filosofo Daniel Dennett, oppure lo scrittore Ian McEwan, e sedi apparentemente anomale come la London School of Economics. Come ha scritto David Queller in un’appassionata recensione – “Science”, 2006, n. 313 – del libro che è stato dedicato all’autore (Richard Dawkins, How a Scientist Changed the Way We Think, a cura di Alan Grafen e Mark Ridley, Oxford University Press, 2006), l’idea pericolosa, il segreto osceno che Dawkins ci ha proposto è che il corpo (con espressione da salmo, flesh, carne) non è che una macchina di sopravvivenza per i nostri geni. In realtà, la teoria dei replicatori “egoisti” ha stabilito un potente impero gene-centrico nell’ambito del pensiero evoluzionista contemporaneo, ma si è anche modificata significativamente alla luce della nuova genetica. La sua impostazione iper-selettiva aveva innescato polemiche violente, contrapponendo Dawkins a un altro grande studioso dell’evoluzione, Stephen Jay Gould, scomparso prematuramente pochi anni fa. Quelle polemiche erano state però superate per fare fronte unito contro il creazionismo e la sua creatura recente, l’insidioso sofisma del Disegno intelligente.

Il racconto dell’antenato è un libro di grande stazza, splendidamente scritto e illustrato, che seguendo il canovaccio del viaggio ci porta dall’essere umano attuale, giù per i rami, sino agli antenati più lontani. In trentanove serie di rendez-vous con organismi diversi, che spesso ci affabulano con le storie dei loro adattamenti all’ambiente, viene costruita una storia naturale al contrario, che si spinge a cercare i meccanismi e i processi giù giù, sino all’origine della vita. Richard Dawkins è studioso accorto e subito mette in guardia contro alcuni possibili equivoci, quale ad esempio la “presunzione del senno di poi”, l’idea che il passato abbia l’unica funzione di produrre il nostro presente. Oggi, citando Mark Twain (“la storia non si ripete, ma fa rima”), continua la ricerca di modelli e principi generali, ma con prudenza. Nello stesso tempo, questo libro rimane idiosincratico e sanguigno, confermando l’idea che Richard Dawkins ben si sia meritato l’epiteto di “rottweiler” di Darwin, come a suo tempo il grande anatomico Thomas Huxley aveva guadagnato quello di “bulldog”. Il libro si chiude con l’addio dell’oste, una nuova citazione di Chaucer. Dawkins ci restituisce così i sensi di pietà e reverenza contenuti nel concetto di “pellegrinaggio”, ma non per bigotteria, quanto per rendere giustizia – qui e ora – alla sublime, immanente magnificenza della natura.

Aldo Fasolo

(Recensione tratta da: http://www.ibs.it/code/9788804560005/dawkins-richard/racconto-dell-antenato.html#commenti)

Articoli recenti

Concorso Arte e Scienza

Un concorso fotografico per studenti e ricercatori